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giovedì 25 novembre 2010

Le tonnellate di cibo buttate via dalla distribuzione al dettaglio

515 euro
È la spesa delle famiglie che ogni anno finisce nei cassonetti
Il 30 ottobre è stato presentato il primo «libro nero sullo spreco alimentare» in Italia. Lo studio è stato condotto da Last minute market, una realtà della facoltà di agraria dell’università di Bologna. Se ci si sofferma un attimo a riflettere, le cifre sono da malore. In agricoltura c’è una dispersione di 17.700.586 tonnellate di cibo, un peso cioè uguale a quello che consuma l’intero Paese in un anno. Le organizzazioni di produttori ritirano ogni anno 75.000 tonnellate di cibo non scaduto e di questa quantità solo il 44% viene usato per chi si trova in stato di bisogno. 

Il totem
Sarebbe bello che questi alimenti gettati diventassero il totem intorno al quale riunirsi per dire: è ora di cambiare 
Dato che una tonnellata equivale a 1.000 chili, in che forma si possono immaginare 17.775.586 tonnellate di frutta e di verdura? L’altezza di un palazzo, di una collina, di una montagna? La prima reazione è di ribellione: per lo spreco, per l’insulto alla miseria, per l’offesa a tutte quelle persone che, in un
mondo così spietato, non riescono ad andare avanti, ma dietro a questo scandalo si nasconde qualcosa di ben più profondo, qualcosa che ci spinge verso un baratro dal quale sarà difficile fare ritorno. Bisogna avere la testa obnubilata dai grafici, dai numeri, dalle teorie per non accorgersi di questo, vuol dire non capire in cosa consista il piantare, far crescere e raccogliere un frutto della terra.
 

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