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mercoledì 23 febbraio 2011

«Noi italiani lasciati soli dall'ambasciata»

«Andrò per mio conto all'aeroporto, sfidando cecchini e mercenari»

La testimonianza di un tecnico petrolifero: «Devo tornare in patria, mi hanno detto di arrangiarmi»

MILANO - «L'unità di crisi della Farnesina è impossibile da contattare, l'ambasciata italiana a Tripoli non sa cosa fare, lamenta mancanza di personale e sostanzialmente ci dice di arrangiarci». Giuseppe Ascani è direttore di un'azienda italiana che lavora in ambito petrolifero, da due anni vive a Tripoli e vorrebbe provare a rientrare in Italia. Ha un volo prenotato per mercoledì mattina, ma il suo problema è capire se all'aeroporto riuscirà ad arrivare indenne. «La situazione va sempre più peggiorando - racconta al Corriere.it via Skype -, molte zone della città sono in mano ai mercenari assoldati dal regime e non sono affatto sicure. Abbiamo visto immagini di persone con i corpi dilaniati, senza gambe e senza braccia. Tripoli è letteralmente in fiamme. Non c'è modo di sapere se il tragitto verso l'aeroporto possa essere percorso con tranquillità. Sentendo certe dichiarazioni secondo cui tutto è a posto e tutto organizzato mi sono sentito ribollire il sangue».

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