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mercoledì 16 novembre 2011

Balene spiaggiate Australia e N.Zelanda, ipotesi esperti

Errori navigazione, animali in difficolta' o attivita' umane 

N.Zelanda, balene arenate  
N.Zelanda, balene arenate
 
(ANSA) - ROMA, 15 NOV - Non una, ma almeno tre sono le ipotesi fatte dagli esperti per spiegare i due spiaggiamenti di massa di balene, in Australia e Nuova Zelanda, verificatisi a distanza di due giorni l'uno dall'altro. Il primo è avvenuto presso la costa occidentale dell'isola australiana di Tasmania: 22 capodogli, lunghi 12 metri e del peso di oltre due tonnellate, che si erano arenati sabato davanti a una spiaggia presso la cittadina portuale di Strahan e sono morti. Nel nord della Nuova Zelanda, a quasi due km dalla punta della penisola detta Farewell Spit, sono invece morti oggi 31 globicefali marini. In entrambi i casi i soccorsi non hanno potuto raggiungere i cetacei.
"E' possibile - spiega Giuseppe Notarbartolo di Sciara, presidente dell'istituto Tethys che si occupa di conservazione dell'ambiente marino ed in particolare dei cetacei - che le balene abbiano commesso un errore di navigazione dopo essersi trovate in una situazione difficile a causa ad esempio di mareggiate o forti correnti, ma non è escluso anche che un animale si sia sentito male e si sia spostato vicino alla costa per respirare, e che gli altri lo abbiano seguito dato che in questi casi prevale la volontà di rimanere in gruppo rispetto a quella di salvarsi individualmente. Ma non è escluso che i cetacei siano stati disorientati dalle attività umane, quali i sonar militari o le prospezioni geofisiche". Per orientarsi, ricorda Notarbartolo, le balene hanno un sonar che emette un'onda acustica che ritorna sotto forma di eco, che dà ai cetacei le informazioni su quello che sta intorno a loro. "Questo sonar, però - precisa l'ecologo marino - a volte non funziona bene per cause di diverso tipo". Lo spiaggiamento ha riguardato capodogli e globicefali, specie fortemente gregarie (come pure le pseudorche) che si muovono in gruppo e danno luogo a questi fenomeni. "Le altre specie - ricorda - spiaggiano o quando un individuo muore, o sta morendo, o ha bisogno di sostenersi e cerca il fondale". In Italia lo spiaggiamento di massa è un evento rarissimo, l'ultimo risale al dicembre 2009 in Puglia, quando si arenarono 7 capodogli. Frequente, invece, quello di singoli individui: ogni anno si spiaggiano "alcune centinaia di cetacei di tutte le specie". Quanto alla possibilità di salvare le balene, Notarbartolo di Sciara rileva che è molto bassa, tuttavia, afferma, "dipende dalle condizioni degli animali. Se sono soccorsi subito e i cetacei vengono mantenuti freschi e umidi, sollevati e non trascinati durante il trasporto, qualche salvataggio si può fare". (ANSA).

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