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lunedì 12 maggio 2014

Crisi. Gli italiani spendono meno in abbigliamento, chiudono 34 negozi al giorno

ROMA - L’abbigliamento non è più una delle priorità degli italiani. Effetto della crisi economica? A quanto pare è proprio così.
La crisi infatti ha avuto un impatto particolarmente forte sui beni di consumo non proprio primari, cambiando quelle che fino a poco tempo fa erano considerati invece appunto priorità quasi irrinunciabili. Conseguenza immediata di questo cambio di ‘abitudini’ è stata la  chiusura di numerosi esercizi commerciali. Secondo la Confesercenti chiudono 34 negozi di abbigliamento ogni giorno.
Da dicembre 2013 ad oggi le cessazioni di imprese nel comparto tessile, dell'abbigliamento e delle calzature, sono state 14.500, più di 34 al giorno. Nel primo bimestre 2014 si contavano 131.682 imprese, contro le 158 mila del 2011, con una riduzione quasi del 17%. Il 2013  si è chiuso con un saldo negativo tra iscrizioni di nuove imprese e cessazioni di quasi 6.000 unità a cui si aggiungono le 2.342 imprese scomparse durante lo scorso anno. In termini assoluti le cinque città con saldi negativi più alti nei primi due mesi del 2014 sono: Roma, Napoli, Torino, Milano e Brescia. Da prima della crisi ad oggi ciascun italiano ha ridotto la propria spesa in abbigliamento e calzature di circa 150 euro. Nel 2007 si spendevano circa 1000 euro pro-capite, nel 2013 se ne sono spesi 850. Per l'intensità della crisi - fa notare la Confesercenti - nel 2012 per la prima volta la quota di prodotti venduti in saldo o in promozione ha superato il 50% del fatturato e tra i canali distributivi perdono più terreno i piccoli esercizi (-10,3% nel 2012), poi la grande distribuzione de-specializzata (-9,9%) e crescono solo outlet (14,2%) ed e-commerce.

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