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sabato 17 maggio 2014

“Sono qui, sono stato io”. Finisce a Venezia la fuga dopo il massacro

Lorenzo, 24 anni, promessa del volley, ha ucciso nonni e zia. Poi è sparito, l’hanno trovato coi vestiti sporchi di sangue.



La villetta
Investigatori ed esperti del Ris fanno i primi accertamenti nella villetta di Santhià dove si è consumato il triplice omicidio
inviato a Santhià
Fine della fuga. Fine delle preghiere. Alle nove di sera, la polizia ferroviaria ferma un ragazzo sconvolto. Si chiama Lorenzo Manavella, 24 anni, una promessa della pallavolo italiana. Ha i vestiti sporchi di sangue, vaga alla stazione di Venezia, piange e non scappa più. «Sono qui... Sono stato io, li ho uccisi con un coltello, ho perso la testa», dice. Lo stavano cercando dalle otto di ieri mattina. Ma il telefono era sempre staccato. Nessuna notizia. Mentre un intero paese si poneva questioni difficili: «Tre persone ammazzate in quel modo... Un massacro. No, non può essere Lorenzo. Lorenzo è un ragazzo con il cuore d’oro». Persino il padre Gianluca, tornato in fretta e furia da tre giorni di vacanza in Sardegna, aveva detto in lacrime: «Spero che non sia vero quello che pensano tutti».

Eppure, sì. Sembra vero. È lui il principale sospettato per la strage di Santhià. Una strage famigliare, adesso si può dire. Anche se la scena era stata modificata per sembrare qualcosa di diverso. Una scala da decoratore appoggiata sul muro esterno, la zanzariera della finestra tagliata. Come il percorso di chi arriva da fuori. Come la strada di un ladro. Ma dentro questa villetta in mattoni rossi, uguale a un milione di altre villette italiane, hanno scoperto una mattanza. Tre persone colpite alla testa, massacrate, uccise.

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