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martedì 8 settembre 2015

La storia di Adriano Giacobone, l’avvelenatore di Serravalle

Un piemontese tra i nove criminali ambientali ricercati dall’Interpol

L’area ancora da bonificare nelle adiacenze dell’ex Ecolibarna, nei pressi di Serravalle Scrivia, in provincia di Alessandria.

C’è anche un italiano tra i nove criminali più ricercati al mondo per reati ambientali: per la prima volta l’Interpol ha pubblicato una lista con gli identikit dei latitanti - tre africani, due asiatici, tre europei e un latino americano - colpevoli di reati che vanno dal bracconaggio al commercio di specie protette allo smaltimento di rifiuti tossici. È Adriano Giacobone, classe 1957, di Tortona, è ricercato tra Argentina, Marocco, Paraguay e Spagna per rapimento, detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione, bancarotta fraudolenta, furto e violenza contro un agente di polizia, trasporto illegale e scarico di rifiuti tossici nell’84-85 e di nuovo nel 1991.

La storia di Giacobone, che usa anche l’alias «Giorgio Gandini», è legata a doppio filo alla vicenda dell’ex Ecolibarna: un’area di circa 70mila quadrati in provincia di Alessandria dove dagli anni ’50 fino alla metà degli anni ’80 vennero seppelliti e interrati migliaia di fusti pieni di scorie tossiche, scarti ospedalieri, acidi, combustibili e lubrificanti. La famiglia Giacobone è arcinota alle cronache piemontesi come specialista dei trasporti: coinvolti con Adriano, anche Franco, Giuseppe e Floriano, tutti autotrasportatori per conto dell’Ecolibarna, società che dà il nome all’area e che vi operò fino al 1985. Quando si scoprì che invece di smaltire i rifiuti speciali, semplicemente li interrava. Non solo: Giacobone fu a capo di altre società di scavo in zona, sia prima che addirittura dopo l’inchiesta su Ecolibarna. Ma dall’ultimo rinvio a giudizio (inizio anni ’90) è sempre riuscito ad evitare l’arresto.

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